Fumare erba - cosa dice la legge

Fumare erba: cosa dice la legge e quali benefici comporta

Dal 2017 in Italia è possibile vendere e consumare cannabis light con un basso contenuto di THC. A dirlo è stata la legge n. 242 del dicembre 2016. Quello che si è voluto fare è incentivare la vendita di questo prodotto seguendo comunque le indicazioni della legge in merito a quelle che sono le caratteristiche che dovrebbero rispettare la cannabis che viene venduta.

Quindi sì, in Italia è possibile fumare marijuana, a patto che sia light e che quindi il suo contenuto di THC non superi 0,2% per kg. Ricordiamo che il THC è l’elemento che offre alla marijuana la capacità di agire sulla percezione dell’individuo. La cannabis legale invece, non ha nessun effetto di questo genere e inoltre non crea dipendenza.

Erba da fumare: cosa dice la legge

In Italia l’unica tipologia di marijuana che è considerata legale è la Cannabis Sativa con concentrazione di THC inferiore allo 0,2%. Una varietà che è stata legalizzata in Italia dalla legge del 2 dicembre 2016 n.242. Una legge che a tutti gli effetti non riconoscere l’uso dell’erba CBD a scopo ricreativo, ma neanche lo proibisce.

La varietà di cannabis resa legale non è considerata una droga in quanto depotenziata e priva di tutti gli effetti psicoattivi. Proprio questa è la caratteristica principale dei prodotti venduti da www.canapaboom.com. A tal proposito vorremmo specificare che l’utilizzo della marijuana è regolamentato dalla legge Fini-Giovanardi del 21 febbraio 2006, n.49. In altre parole potremmo affermare che a tutti gli effetti vi è un vuoto legislativo in merito.

A tutti gli effetti, si consiglia di fumare marijuana solo nella privacy della propria abitazione per evitare che nel caso in cui si incappasse nel controllo da parte delle Autorità si possano rischiare delle sanzioni. In particolare è possibile che venga ritirata la patente, che venga sospesa la licenza del porta d’armi, che venga sospeso il passaporto o il permesso di soggiorno.

È quindi possibile affermare che anche nel caso in cui si detenesse un prodotto light si rischierebbe comunque in caso di controlli da parte di: polizia, carabinieri o guardia di finanza.

Fumare erba fa bene: i benefici

La legalizzazione della cannabis è un enorme passo avanti per il nostro paese, che è stato fatto per la completa assoluzione di una specie botanica quale la canapa sativa, che offre una serie di benefici a tratti inaspettati. Non a caso la sostanza viene utilizzata in ambito medico e terapeutico in sostituzione di terapie convenzionali che hanno una serie di effetti collaterali maggiori rispetto alla cannabis.

Quando si parla di cannabis terapeutica ci si riferisce a quella ad alto contenuto di CBD. Essa trova ampia applicazione nel trattamento di: ansia, stress, stati depressivi e problematiche collegate al sonno. Effetti positivi che si devono soprattutto all’effetto rilevante e distensivo che il prodotto.

Oltre a questo la marijuana legale svolge un’azione antiossidante e anti-infiammatoria, il tutto grazie all’endocannabinoide CB1 che gli studi hanno rilevato avere un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso, per via della sua funzione neuroprotettiva con effetti euforizzanti, antispastici, ipotensivi, analgesici e antiossidanti.

In particolare il potere analgesico del prodotto è dovuto alla capacità del CBD di impedire l’assorbimento dell’anandamide, composto che viene associato alla ricezione del dolore. Quindi nel caso in cui vi siano dolori cronici dovuti a problematiche diverse come: emicrania, sclerosi multipla e dolori reumatici, il cannabidiolo è una validissima alternativa ai classici analgesici da farmacia.

Sono ancora oggetto di studio l’effetto anticonvulsivante e quello anti cancro che avrebbe la marijuana legale.

Uso terapeutico in Italia

Dal 2017 anche in Italia la cannabis terapeutica può essere prescritta come terapia alternativa. Questo può avvenire però, solo nel caso di specifiche patologie che sono state esplicitamente stabilite dal Ministero della Salute e per cui i classici trattamenti farmacologici non hanno sortito gli effetti sperati.

Occorre dunque la diagnosi precisa del disturbo, per poi recarsi da uno specialista per il piano terapeutico. Questo può essere sottoscritto dall’Asl che è tenuta a farsi carico delle spese relative alle cure necessarie. L’alternativa è quella di recarsi da specialisti o medici di base per una regolare ricetta medica, che però costringe il paziente a farsi carico delle spese.

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